“Meno risse, nostro popolo ci vuole uniti”

Intervista di Monica Guerzoni, Corriere della Sera, 26 Febbraio.

Matteo Orfini, ha sentito Rossi intonare in radio «La Locomotiva» di Guccini?

«Temo che quel treno non finirà benissimo».

I Democratici e progressisti hanno un potenziale del 9%. Le sembra poco?

«La storia della sinistra italiana è la storia di un partito che, dai tempi del Pci, ha sempre considerato sbagliato chiudere la parola sinistra in una nicchia minoritaria e che ha sempre svolto una funzione nazionale. Immaginare di voler chiudere quella tradizione in un contenitore minoritario è la negazione della storia del riformismo italiano».

D’Alema e Bersani vogliono rifare il Pci?

«La scelta del nome dimostra che rischiano di rifare Democrazia proletaria. Lo dico con affetto per dirigenti a cui sono umanamente legato e ai quali continuerò a volere bene».

Orlando parla di lotta greco romana. Saranno primarie di veleni e carte bollate?

«Rispetto al dopo assemblea nazionale abbiamo limitato il numero di quelli che sono usciti, Emiliano ha scelto di stare nel percorso congressuale e abbiamo approvato all’unanimità le regole. Possiamo avviare la discussione in un clima più tranquillo».

Emiliano ha mostrato al «Fatto Quotidiano» lo scambio di sms con Lotti sul caso Consip. Le pare un clima tranquillo?

«Mi auguro che il congresso si svolga nel modo più urbano possibile ed è un richiamo che, da reggente, faccio a tutti. Noi dobbiamo discutere del futuro del partito, in cui tutti vogliamo essere protagonisti. Se invece questa discussione diventa eccessivamente lacerante, perdiamo tutti. La nostra comunità non vuole la rissa, vuole che stiamo insieme».

Ci sarà un codice etico contro i colpi bassi?

«Non è nei miei poteri fare un codice, deciderà la commissione congresso. Nei miei poteri è chiedere una assunzione di responsabilità ai candidati, perché si eviti la rissa e si discuta di idee».

Pur di evitare che Emiliano seguisse la scissione avete rinunciato a votare a giugno?

«Sono due cose che non hanno alcun nesso. Nel momento in cui abbiamo accolto l’appello di Mattarella a modificare la legge elettorale prima del voto, abbiamo rinunciato alle elezioni a giugno. I tempi non sono compatibili».

Cercherete l’incidente parlamentare?

«Assolutamente no, non avrebbe senso costruire un incidente per far cadere il nostro governo. Semmai dobbiamo accelerare la discussione sulla legge elettorale e aiutare questo governo a governare il Paese. Sicuramente il Pd è stato in questi mesi un po’ distratto dalle sue questioni interne e ha finito per distrarsi sulle questioni del governo».

Perché il governo non fissa i referendum?

«Tocca al governo rispondere. Ma a nome del Pd tengo a dire alla Cgil che possiamo discutere assieme una norma che raccolga le istanze dei referendum, così da renderli inutili».

E se Franceschini, o parte della sua area, decìdesse di convergere su Orlando?

«Il Pd è un partito libero, alle primarie non si vota in base a ciò che dice il capocorrente. All’ultimo congresso gran parte del gruppo dirigente sosteneva Cuperlo e fummo travolti dagli elettori che vennero a votare per Renzi».

Le dispiace per l’addio di Errani?

«Spero che Errani e altri cambino idea e tornino a casa loro, nel Pd. È la loro storia che rende incomprensibile la loro scelta. Quando Bersani divenne segretario Rutelli uscì dal Pd perché non condivideva quella leadership e noi lo criticammo. Oggi stanno facendo lo stesso errore, perché la leadership è transitoria».

Se vince Orlando la scissione rientra?

«Sarebbe incomprensibile, un partito non è un luogo da cui si entra e si esce. Allora stiano nel Pd e votino Orlando».

Sul nome finirete dagli avvocati?

«Ho letto che Democratici e progressisti fu usato per una civica in Calabria, ma certo la cosa non riguarda il Pd».

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